Giulia è stata un exchange student in USA, dove ha trascorso il suo anno scolastico all’estero.
Ciao a tutti futuri exchange student, sono Giulia e questa volta scrivo direttamente a coloro che partiranno tra qualche mese.
Ricordo che l’anno scorso in questo periodo iniziavano a sorgermi milioni di domande, non ero ancora in panico ma la pressione iniziava a farsi sentire.
Mi è venuta l’idea di scrivere questo poiché ci sono ragazze che, sapendo che sto facendo l’anno all’estero, mi contattano per avere maggiori informazioni ed un confronto con qualcuno che sta vivendo l’esperienza in “diretta” e le domande e i dubbi che hanno sono davvero molti e diversi (una ragazza era preoccupata di non trovare il bidet).
Per questo discorso inizio con il dire che in realtà avevo vinto la borsa di studio per sei mesi e che avrei dovuto trascorrerli a Redondo Beach, California, ospite di una famiglia di Mormoni.
Avevo saputo la mia collocazione a inizio Febbraio, quindi molto presto rispetto a quando generalmente si viene a sapere della famiglia, ma perché Astudy mi voleva chiedere se ero d’accordo a trascorrere sei mesi con una famiglia di Mormoni.
Io avevo detto di sì perché comunque l’avevo vista come un’opportunità per entrare in contatto con una cultura diversa. Ed ecco qui che sorge il problema, la scuola accettava solo studenti per 9 mesi e non per solo metà anno.
Astudy mi chiede se sono disposta a prolungare il periodo aggiungendo la differenza di soldi oppure se voglio che mi cerchino una nuova famiglia. Io, che in realtà volevo fare un anno, decido di allungare; tempo una settimana e ricevo un altra chiamata: la famiglia non se la sentiva di ospitare per nove mesi e quindi dovevamo cercarne un’altra. Purtroppo c’è stato un fraintendimento fra agenzia americana, host family e scuola, ed Astudy in questo è sempre stata super comprensiva e disponibile nei miei confronti
C’è da dire che io sono una persona veramente ansiosa e ricordo che finché non mi è stato comunicato il nome della mia attuale famiglia ho chiamato a raffica Astudy, stressando la povera Laura con domande continue.
Fortunatamente il profilo della famiglia, con cui sono tutt’ora, è arrivato molto presto e io ho tirato un sospiro di sollievo, almeno per il momento.
Con il passare del tempo la mia partenza che all’inizio sembrava un miraggio si materializzava sempre di più e con essa le mie “paure”. Erano un buon numero: l’aereo, il non legare con la famiglia, il non riuscire a parlare in inglese, la nostalgia di casa, il diverso tipo di cibo, il perdere le mie amicizie.
Ho deciso, per aiutare coloro che partiranno in qualche mese di presentarvi quali erano questi problemi più nello specifico e di come si sono risolti.
Per questo non c’è molto da dire, da una parte amo la sensazione di stare in aereo ma solo il fatto di non avere un minimo di controllo mi rende nervosa e di questo si sono accorte le due povero ragazze partite da Milano insieme a me che si sono dovute sorbire il mio panico e i miei “ma questo rumore è normale?” per otto ore.
Ma questo è più che affrontabile anche perché nel momento in cui sei salito non puoi cambiare idea e tornare indietro.
A mio parere trovarsi bene con la famiglia è la cosa più importante, ciò che incide di più sulla riuscita di quest’esperienza. Pensate a dover stare per mesi ospiti di qualcuno con cui non riuscite a legare? Una posizione un po’ scomoda direi.
Per questo non appena ho avuto i contatti della mia famiglia ho subito iniziato a scambiare messaggi con loro per conoscerli e iniziare a creare un rapporto con loro da subito. Questa si è rivelata una scelta veramente saggia perché fin da subito abbiamo legato molto e non ho nessun problema ad affermare che fanno parte della mia famiglia.
Il mio primo consiglio è di cercare il prima possibile un approccio con la vostra host-family. Il secondo è quello di essere chiari con loro. Se c’è qualcosa che non vi mette a proprio agio parlatene con loro per cercare una soluzione insieme, apritevi e cercate di parlare e condividere la vostra personalità fin da subito.
Non che me la cavassi male anche prima della partenza, sono sempre stata piuttosto brava con le lingue ma c’è comunque una grande differenza tra l’inglese che si impara a scuola, incentrato sulla grammatica, rispetto a quello che si usa nella vita di tutti i giorni, e chiaramente ne ero a conoscenza.
Se qualcuno di voi ha la stessa ansia vi dico subito che è inutile preoccuparsi. La lingua la imparerete qui in pochissimo tempo, l’importante è provare e anche se non si conoscono le parole esatte alla fine il concetto di ciò che si sta provando ad esprimere sarà capito.
Durante i primi mesi dopo aver firmato il contratto mi sentivo così tranquilla sulla mia decisione da affermare tranquillamente che non mi sarebbe mancato niente.
Ho iniziato ad avere paura di non essere forte come avevo sempre dato l’impressione di essere attorno a metà luglio, qualche settimana prima di partire. Alla fine però è stato esattamente come mi ero aspettata nei mesi precedenti, zero nostalgia.
E anche ora, ad otto mesi da quando ho lasciato l’Italia non sono “homesick” per niente e non ho nessuna voglia di tornare. Penso che il non avere la mancanza di casa sia legato al fatto che so che comunque dovrò tornare (purtroppo) e non riesco nemmeno inconsciamente a sentire la mancanza di una vita a cui ritornerò a breve.
E poi diciamocelo, che senso ha frignare tutto il tempo quando potresti sfruttare al meglio un’occasione che capita una sola volta nella vita?
Prima di partire mangiavo circa 4 o 5 piatti, tutti tipici della nostra tradizione e quindi ero abbastanza preoccupata o di morire di fame o di diventare obesa vivendo di fast food.
Se anche voi siete schifignosi come me per quel che riguarda il cibo state tranquilli che parte dell’esperienza è la crescita e anche i vostri gusti cresceranno e si amplieranno.
Personalmente mi sono ambientata alla nuova cucina in meno di 3 giorni.
Ed ecco la mia ultima paura. Normale avere il timore che dopo mesi di lontananza dai propri amici le cose siano cambiate. Quando sono partita la mia paura era più verso un loro cambiamento ma con il passare del tempo ho notato che loro sono sempre gli stessi e che il mio ruolo nelle varie amicizie non è affatto cambiato.
Sono ottimista sul riuscire a recuperare la maggior parte dei legami che ho lasciato partendo e sono convinta che se con qualcuno il rapporto sarà diverso non sarà, come pensavo all’inizio, per un loro cambiamento ma per il mio, che da quando ho lasciato l’Italia sono diventata una nuova persona.
Continuo a pensare che comunque quelli che erano veri amici ci saranno anche dopo e che quest’esperienza ti aiuterà ad avere una selezione delle persone che davvero meritano di essere parte della tua vita.
Come potete vedere di paure ne avevo tante ma non mi sono fatta scoraggiare e le ho affrontare una dopo l’altra perché questa è un’esperienza veramente importante e vale la pena di mettersi in gioco e almeno provare.
Giulia ha trascorso il suo anno all’estero in California, USA. Vorresti anche tu frequentare una high school in California? Con Astudy puoi aggiungere una scelta dell’area al tuo programma!